Ius Publicum.
Lessico giurisprudenziale del diritto pubblico romano
Questo è il programma «Ius Publicum. Lessico giurisprudenziale del diritto pubblico romano». Si tratta di una sperimentazione che un apposito gruppo di lavoro sta conducendo nella Facoltà di Giurisprudenza di Sapienza-Università di Roma[1].
L’obiettivo che perseguiamo con questo programma è la ricostruzione del lessico giurisprudenziale relativo al diritto pubblico romano.
Il lessico è organizzato per lemmi. In esso sono raccolti i testi, riconducibili agli scriptores della scientia iuris, che contengono quei lemmi, sulla base della loro attinenza al concetto di ‘ius publicum’, come enunciato da Ulpiano nel primo libro delle «Istituzioni» (in D. 1, 1, 1, 2); i vocaboli, quindi, attengono a sacra, sacerdotes, magistratus.
La raccolta dei lemmi ha come base di partenza gli elenchi elaborati in (D. Magie) De Romanorum iuris publici sacrique vocabulis solemnibus in Graecum sermonem conversis. Nella Realencyclopädie der classischen Altertumswissenschaft, nel Dictionnaire des Antiquités Grecques et Romaines e nel Dizionario Epigrafico di Antichità Romane è dato riscontro ai lemmi, anche in funzione integrativa, sulla base del principio di attinenza sopra enunciato. L’obiettivo è quello di fornire il maggior numero possibile di informazioni.
Per perseguire tale obiettivo, nell’iniziale selezione delle voci da inserire nel lessico sono inclusi i vocaboli concernenti le feste religiose e gli ambiti militare, criminale, tributario e fiscale. Sempre al fine di ampliare il più possibile la base documentale da rendere disponibile agli studiosi, molto contenute sono le esclusioni: termini riconducibili a istituti tradizionalmente e prevalentemente studiati come parti dello ius privatum, nomi propri di divinità, persone, popoli e città nonché luoghi in generale, ove essi siano semplici indicazioni topografiche. Escluse ancora le parole relative alle fonti del diritto e quelle attinenti alla metrologia. Laddove i lemmi siano costituiti da sostantivi e verbi con radice comune (ad es. abdicatio-abdicare), si è scelto di riportare per primo il sostantivo nell’elenco iniziale dei lemmi.
I vocaboli, così selezionati, costituiscono i ‘mots clés’ per la ricerca dei testi che li contengono. I lemmi(-mots clés) sono utilizzati per ricerche testuali condotte su repertori elettronici e cartacei, come esemplarmente Bibliotheca Iuris Antiqui (BIA) e Thesaurus linguae Latinae. La base testuale è costituita dalle fonti giuridiche e non (che sono la ‘base documentaria’ del Thesaurus linguae Latinae), fermo restando che sono raccolti solo testi riconducibili agli scriptores della scientia iuris indicati nei Digesta Iustiniani e in: (P.E. Huschke) Iurisprudentiae anteiustinianae quae supersunt, (F.P. Bremer) Iurisprudentiae antehadrianae quae supersunt, (F. Schulz) History of Roman Legal Science (Oxford 1953), (W. Kunkel) Die römischen Juristen (Köln-Weimar-Wien 2001), (AA.VV.) Juristas universales (Madrid-Barcelona 2004).
Ogni testo, così raccolto per ciascun lemma, è identificato attraverso il nome del giurista di riferimento (in latino), la fonte che lo contiene e, eventualmente, l'opera da cui è tratto[2].
Tutti i testi sono di regola verificati attraverso le edizioni della «Bibliotheca Teubneriana» (pubblicate fin dal 1849 a Lipsia) e delle «Belles lettres» (pubblicate a Parigi fin dal 1919), per ciò che concerne le fonti letterarie, e le edizioni accolte nella Bibliotheca Iuris Antiqui, per ciò che concerne le fonti giuridiche. Essi sono infine tradotti dalla lingua latina (e greca) nella lingua italiana, ispirandosi a traduzioni già esistenti[3]. Per ogni voce è indicata una bibliografia di massima, laddove possibile. Infine, i lemmi(-mots clés) ed eventualmente anche i nomi dei prudentes sono evidenziati nei testi, rispettivamente, in neretto e in sottolineato[4].
Circa i dettagli delle modalità di consultazione del Lessico elettronico, rinvio alle apposite istruzioni operative.
Per raccogliere tutti i dati documentali e renderli fruibili alla generalità degli studiosi, è stato privilegiato lo strumento elettronico; esso, meglio di quello cartaceo è fruibile universalmente e secondo schemi di ricerca più precisi e capillari. Inoltre, la telematica favorirà la rapida diffusione della conoscenza degli esiti del programma nonché la partecipazione ai lavori per la creazione del lessico, attraverso proposte di integrazioni ed emendamenti che gli studiosi potranno avanzare in tempo reale.
Pertanto, il lessico «Ius Publicum» è accessibile, attraverso la rete telematica, a chiunque ed in qualunque parte del mondo, semplicemente e gratuitamente accedendo dall’apposita piattaforma della Facoltà di Giurisprudenza della Sapienza-Università di Roma. Tale accessibilità comune, diffusa e gratuita, permetterà essa stessa la ‘revisione’ e l’‘aggiornamento’, attraverso quella medesima diffusione che ne caratterizzerà l’accesso; gli studiosi, infatti, potranno costantemente proporre modifiche per incrementare sia il lemmario sia l’antologia giurisprudenziale, attraverso l’indirizzo di posta elettronica ius.publicum@uniroma1.it.
Sapienza-Università di Roma
Facoltà di Giurisprudenza
Franco Vallocchia
[1] Per ulteriori e più dettagliate informazioni su Ius Publicum, si vedano i seguenti testi: F.Vallocchia, Informatica, diritto pubblico e giuristi romani, in Rivista Italiana di Informatica e Diritto (RIID), 2, 2021; F.Vallocchia, Ius publicum e prudentes. Per un lessico giurisprudenziale del diritto pubblico romano, in Bullettino dell’Istituto di Diritto Romano (BIDR), 115, 2021, 51 ss.
[2] Esemplarmente: abdicatio/abdicare (lemma), Papinianus (scriptor), D. 1, 18, 20 (fonte), 1 resp. (opera). Va detto che in molti casi la fonte e l'opera coincidono: absentia/abesse (lemma), Cicero (scriptor), ac. 2, 1 (fonte/opera). Si vedano, comunque, le istruzioni operative.
[3] Per le fonti giuridiche, ci si ispira prevalentemente alle traduzioni contenute in: Corpo del diritto curato da G. Vignali (Napoli 1856), Iustiniani Augusti Digesta seu Pandectae curato da S. Schipani (Milano 2005), Istituzioni di diritto romano curato da E. Nardi (Milano 1986), Le Istituzioni di Gaio curato da M. Balzarini (Torino 1998), Fragmenta Vaticana curato da M. De Filippi (Bari 1998), Consultatio veteris cuiusdam iurisconsulti curato da G. Zanon (Napoli 2006). Per le fonti letterarie, ci si ispira prevalentemente alle traduzioni contenute nelle edizioni Utet Grandi opere, Classici; ma anche: E. Bolisani, Varrone Menippeo, Padova 1936; G. Puccioni (a cura di), Marco Tullio Cicerone. Frammenti delle orazioni perdute, Firenze 1971; G. Ramires (a cura di), Servio. Commento al libro 9. dell'Eneide di Virgilio: con le aggiunte del cosiddetto Servio Danielino, Bologna 1996, Centro studi ciceroniani per le edizioni Mondadori; F. Galli, Sesto Giulio Frontino, Gli acquedotti di Roma, Lecce 1997.
[4] Talvolta, lo scriptor non coincide con l'autore della fonte di riferimento; in questi casi, il nome dello scriptor, riportato nel testo tratto da quella fonte, è posto in sottolineato: abortio... (lemma), Cicero (scriptor), D. 48, 19, 39 Tryph. 10 disp. (fonte), Cluent, 32 (opera) [Cicero in oratione pro Cluentio Habito scripsit Milesiam quandam mulierem, cum esset in Asia, quod ab heredibus secundis accepta pecunia partum sibi medicamentis ipsa abegisset...].